Hang the DJ, Hang the DJ. Un racconto musicale di D. Winnicotto
Senza musica la vita sarebbe un errore
Friedrich Nietzsche
(non ho mai ascoltato un abum di Nietzsche ma ho letto questa scritta su di un muro della Feltrinelli e mi è piaciuta)
Per anni ho custodito un segreto, un segreto tutto mio, una chiave per aprire lo scrigno della mente e la gabbia del cuore dell’essere umano; c’ho messo anni a definirlo nella mia mente, per renderlo concetto e non solo intuizione confusa e volatile ma pensiero stabile, strategia, apprendimento.
I primi indizi li ho raccolti da bimbo quando edipicamente guardavo i miei genitori e i loro amici ascoltare canzoni e magari accennare movenze sinuose mossi da questa musica che evocava comportamenti invidiabili e desiderabili. Così mi ritrovai ad ascoltare in loop le cassettine di raccolte di musica anni 60 che tanto giravano per casa mia: una rotonda sul mare, sapore di sale, canzoni per l’estate 19, le più bellissime canzoni dei nostri anni più migliori, raschiare il fondo del barile 3, quando si limonava duro 6, dio benedica la minigonna e a mischiare nella mia testa plastica come una enorme massa omogenea Tony Dallara e Lucio Battisti, Gino Paoli e Little Tony, Luigi Tenco e Bobby Solo, Mina e Nilla Pizzi, Caterina Caselli e Rita Pavone.
Qualcosa di più chiaro si rivelò nella prima adolescenza, al tempo del mio primo amore. Estate 1992, ero scout, lei era scout insieme a tutto il nostro reparto eravamo sui piani di Verteglia per il campo estivo; era l’estate in cui girava Lorenzo 1992 l’ album di Jovanotti in cui si stava compiendo il passaggio da stupido-che-si-veste-come-uno-stupido-canta-canzoni-stupide-dice-cose-stupide-quindi-mi-sa-che-è-stupido- a stupido-che-si-veste-in-modo-stupido-canta-canzoni-carine-dice-cose-scontate-mi -sa- che-gli-do-una-chances- e-faccio-sentire-ragazzo-fortunato-alla-ragazza-che-mi-piace- fino all’attuale stupido-che-si-veste-fico-e-radical-chic-che-canta-canzoni-carine-ma-arrangiate-benissimo- che-dice-cose-banali-ma-dato-il-livello-in-giro-sembra-un-intellettuale-di-sinistra e io quell’album lo conoscevo a memoria e ancora ricordo tutti i testi, mica le poesie di Leopardi, Manzoni o Pascoli, le canzoni di Jovanotti ricordo e quelle degli 883, del primo album Hanno ucciso l’uomo ragno, sempre dello stesso anno; almeno gli 883 sono rimasti coerenti quanto a mediocrità, non hanno subito il processo di fabiofazizzazione tanto comune in Italia. Comunque avevo attirato questa ragazza stupenda, più grande di me, canticchiando queste canzoni mentre camminavamo lungo le strade di montagne in quell’estate del 1992; però una in particolare le piaceva, qualcosa di assolutamente diverso che sinceramente non so neanche come arrivai a conoscere, ascoltare e imparare a memoria: fight da faida, un pezzo di Frankie Hi Nrg uscito solo come singolo; un brano rap politico, impegnato, rabbioso, indignato ma a lei piaceva tanto e passiamo ore a cantarla e ricantarla insieme.
In una di quelle giornate estive tornato da un giro con la mia squadriglia nel verde prato che circondava il campo base trovai “lei” attorcigliata appassionatamente sotto al sole con un altro esploratore soprannominato, e non a caso, Jim (Morrison); intuii che per conquistare una ragazza vale più un
“Come on baby, light my fire
Come on baby, light my fire
Try to set the night on fire
che un
Tombe ecatombe
esplosioni di bombe
raffiche di mitra
falcidia di bande
Questo il segreto che mi si rivelò allora; che la musica muovesse emozioni, ormoni, chimiche neurali, riflessi somatopsichici, inclinazioni affettive, fosse capace di farti fare un giro sul bordo della seduzione a farti tornare indietro affamato; la musica era/è potere. Tutto stava a sintetizzare come un chimico la giusta dose di note e metriche, armonie e ritmi, sussurri e ritornelli, per trovare la giusta chiave (di violino) che aprisse tutte le porte. E quanti errori fatti, e quanti rifuiti subiti! Un lungo cammino di tentativi, sintesi accurate, dosaggi sballati, gocce di do# che reagivano con strati di accordi minori e precipitavano in reazioni inaspettate.
Una volta in una compilation cassettina intitolata “c’ho il core blues pe’ te”, una raccolta di vecchi blues strappacore intervallati da pezzi di Pinuccio Daniele, inserii un blues malinconico che non conoscevo ma che sembrava in linea con gli altri pezzi; la lei di quel periodo mi lasciò per entrare in una comunità per tossicodipendenti, lei che a stento fumava le camel light. Anni dopo scoprii che la canzone recitava:
Cheap cocaine, a dry inhale, the pills that kill and take
the pain away
Diet of life, shelter without, the face that cannot
see inside yours and mine
Would you look at me now?
Can you tell I’m a man?
With these scars on my wrists
To prove I’ll try again
Try to die again, try to live through this night
Try to die again
Un altro segreto della musica: non ha bisogno di parole anzi meglio non ha bisogno di farsi capire per attraversarti e trasformarti un pò come sperano di fare tutti i lacaniani illudendosi di essere Lacan. Ti modella e ti plasma riuscendo a renderti anche quello che non pensi di essere; una volta prima di un appuntamento con una romanticona pariolina a trastevere avevo fatto un giro lungo il Tevere con le canzoni di Tiziano Ferro nelle orecchie che mi rendevano più morbido nei lineamenti, più snello nei movimenti, più pacato nelle parole e delicato nelle intenzioni e finì che lei era più interessata al barista con i bicipiti scolpiti che a sua volta non la smetteva di toccarmi il sedere. Questo io l’ho capito e lo nascondevo certo che fosse una conoscenza solo mia poi a svelare questa preziosa verità arriva Repubblica che pubblica questo articolo
addirittura mettono in campo “Galina Mindlin, Don Durousseau e Joseph Cardillo sono tre big della psicologia e della divulgazione” che ci assicurano che ” non solo ogni canzone rappresenta un umore ma possiamo utilizzare noi stessi le canzoni che vogliamo per modificare il nostro mood.” Naturalmente questo è provato dalla presenza delle solite dopamina , noradrenalina e restanti che spiegano la totalità dei comportamenti umani. E io che pensavo di essere l’unico a sintetizzare compilation per modificare il comportamento umano, c’erano anche 3 big! Certo il linguaggio usato è un po’ più tecnico e raffinato delle parole che dentro di me cercavo per spiegarmi questi fenomeni: ma l’articolo riesce a trovare un forma sintetica ma assolutamente precisa, il matema: canta che ti passa.