Un grande giocatore di poker è veramente un acuto psicologo?

SEGNALAZIONE:

L’avete vista la pubblicita del sito che legalizza il Poker on line? Fa cosi “Un grande giocatore di poker è un acuto psicologo” Io l’ho vista su un pannello pubblicitario su un mezzo pubblico a Roma.
E’ vergognosa. Il giocatore di Poker cos’ha? Le capacità e le competenze per comprendere un individuo o sistema, per aiutarlo a migliorare le sue risorse e potenzialità? Cos’ha una laurea in psicologia?
Non ha capacità nel gioco per sue proprie finalità?!!!! E fatalità a quale professione associarlo? Alla nostra

Marzia Dileo

Foto a cura della Dr.ssa Dimitra Kakaraki

COMMENTO REDAZIONALE A CURA DELLE DR.SSE PIERA SERRA E BEATRICE CORSALE

E’sufficiente sfogliare “Il giocatore” di Dostoevskij per avere una chiara immagine del giocatore completamente rapito dal gioco, immerso in esso, inebriato ed ebbro per la tensione della scommessa, comunque vada, che vinca o perda.

Ben comprendiamo quindi il disappunto della dottoressa Dileo: la pubblicità del poker non può non generare turbamento in una persona che svolga la professione di psicologo, a causa della consapevolezza di quante lacrime e di quanto sangue il gioco d’azzardo possa essere foriero quando diviene patologico. La persona che soffre di gioco d’azzardo patologico va incontro a gravi conseguenze a livello personale, familiare, economico e sociale e necessita dell’intervento dello psicologo o dello psicoterapeuta. Per averne un’idea basti intervistare i gruppi di auto-aiuto che si sono costituiti in Italia come in tutto il mondo sul modello di Alcolisti Anonimi (Gamblers Anonymous, tel. +39 338 1271215). Tuttavia, il poker è legittimo in virtù del fatto che pare sia stato catalogato tra i giochi in cui il risultato dipende, in misura prevalente rispetto all’elemento aleatorio, dall’abilità dei giocatori [1], come se solo i giochi con quota d’azzardo prevalente comportassero rischi. Pertanto la sua pubblicità è legittima e ad essa dovremo abituarci come abbiamo fatto per esempio per la pubblicità degli alcolici.

D’altronde, siamo giunti a un’epoca in cui una rilevante quota di aleatorietà è ormai inevitabilmente insita persino nell’uso dei nostri risparmi, sia che li investiamo in borsa, sia che attiviamo un mutuo per la casa. Così va il mondo, oggi: le discriminanti tra denaro guadagnato e denaro vinto ai dadi si vanno sempre più offuscando. E l’economia sembra sempre più basarsi più che sulla saggezza dei cittadini, sulla loro propensione al rischio, oltre che al consumo (vedi l’Editoriale).
Possiamo altresì ben condividere lo sconcerto per l’associazione tra il soggetto di un gioco come il poker e la qualifica di psicologo. Ebbene, anche ciò è, a nostro parere, legittimo essendo evidente l’uso del termine “psicologo” nel suo significato estensivo. Il titolo professionale “psicologo” infatti nella nostra lingua può disgraziatamente essere usato anche nel senso di “conoscitore dell’animo umano”: come è lecito dire che un buon insegnate o un buon poliziotto deve essere un buono psicologo, è altrettanto lecito affermare che un buon pokerista deve essere un “acuto psicologo”.
Perché qualificare “psicologo” il giocatore? Pare evidente che l’associazione tende ad appagare il narcisismo dell’amante del gioco d’azzardo: il giocatore, anziché sentire di procedere su un cammino per lo meno temerario, può identificarsi in un soggetto qualificato e potente, perché la conoscenza dell’animo altrui conferisce potere. Le parole usate nel cartellone sono tutte tese a esaltare la maniacalità del giocatore: … grande giocatore… acuto psicologo… il tuo talento… la pokerstar che è in te…
La pubblicità, esaltando l’Ego, fa anche leva sul punto debole dell’amante del gioco d’azzardo: la fiducia nella propria capacità di controllo. Quella stessa fiducia che conduce a ritornare anche quando si sta esagerando.

In conclusione, la comunicazione pubblicitaria è del tutto fuorviante rispetto alle caratteristiche e alla potenziale nocività del gioco stesso, nonché delle caratteristiche della professione di psicologo, disciplinata dalla Legge 56/1989 http://www.psy.it/documenti/Legge_n_56_1989_2008.pdf e per il cui esercizio è necessario essere abilitati, non certo sedendosi al tavolo verde, sia esso reale o virtuale.

Fabio Fareri

Author: Fabio Fareri

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10 Comments

  1. Per esempio io vedo il giocatore di poker come un poverino che nella vita non ha avuto nessuna altra opportunita’; il classico ragazzo svogliato, poco intelligente, un po’ rozzo che se non altro grazie al poker ha qualcosa da fare per evitare di finire sotto i ponti.
    La disgrazia vera e’ che questa gente vince veramente un sacco di soldi mentre gli psicologi, ovviamente non posso generalizzare, specialmente in Italia arrivano a fatica a fine mese. Pensate che vogliono inserire il poker tra le discipline olimpiche. Vergogna totale.

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  2. rispondo ad collega Alberto:
    la vergogna non è il gioco del poker, che a mio avviso necessita di una mente elastica, arguta per certi aspetti peculiari
    magari la vergogna è come l’essere umano a volte lo utilizza per fini suoi propri di lucro, i giochi in sè sono “neutri”…è l’uomo che fa uso improprio di cose di per sè piacevoli
    saluti

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  3. Sinceramente non condivido l’opinione di chi commenta l’articolo. Il sostantivo “psicologo” in italiano ha un solo significato e indica una professione, spesso si abusa davvero troppo di questa parola e va a finire che tutti siamo psicologi quando in realta’ solo alcuni hanno fatto davvero il percorso per esserlo! Allora smettiamo di condividere l’uso e l’abuso di questo termine e insegnamo noi per primi anche ai media ad utilizzare termini alternativi.

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    • <
      Sinceramente sono un pò delusa dal commento,… forse perchè è stata forte la mia rabbia nel vedere lo spot… Io non intendevo denuciare o segnalare le dinamiche insite nel gioco patologico o semplicemente nel gioco d’azzardo, senza che varchi il confine della disfunzionalità… Volevo segnalare l’abuso che secono me esiste nell’usare la nostra professione.. un giocatore può esserebravo sicuramente, ma non psicologo… Ci sono altre professioni che potevano andare bene, ma come mai non sono state usate?

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  4. Cara Emanuela Polidetti,
    ho come la sensazione che abbia letto frettolosamente il commento della collega Corsale… ;o)

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    • @Luigi D’Elia, non mi pare di aver letto frettolosamente l’articolo, semplicemente non ritengo che sia legittimo utilizzare il termine psicologo come “conoscitore dell’animo umano”. E’ un titolo e come tale va utilizzato, mi e’ parso che nell’articolo in qualche modo si giustifichi questo utilizzo piu’ ampio. Se tu interpreti in altro modo l’articolo puoi spiegarmelo se vuoi ma io leggo attentamente di solito!

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  5. Purtroppo, invece, è legittimo in quanto nella nostra lingua così è: basta consultare qualunque vocabolario alla voce “psicologo”: esiste un significato estensivo che equivale a “conoscitore dell’animo umano”.
    Non siamo noi a giustificarlo, ma i vocabolari.
    E’ chiaro che il pubblicitario gioca subdolamente sulla confusione tra i due significati del termine. E la nostra riprovazione per questo stratagemma mi pare chiara.
    Grazie comunque per il commento che ci da occasione di chiarire meglio.

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  6. L’osservazione della collega ci ha permesso di accorgerci che per un disguido non è stata pubblicata la versione finale del commento redazionale, che sarà inserita a breve.
    Grazie, dunque, per l’attenzione.

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  7. Comprendo a pieno la delusione dei segnalanti. Come psicologa ormai sono abituata a sentir chiamare “psicologo” chiunque presti un po’ di attenzione ad un altro essere umano, ma non per questo sono stanca di indignarmi.
    Come redattrice di OPM mi trovo però a mantenere sempre un certo distacco dalle segnalazioni ed a rispondervi in maniera oggettiva, senza “scaldarmi”, per poter offrire un servizio basato sulla razionalità e la ricerca!
    Quello che più mi salta all’occhio è che il pubblicitario è stato un genio! Non solo ha lusingato il giocatore di poker definendolo “psicologo” con tutto quello che il termine, oltre al significato del vocabolario, porta con sè, ma ha fatto sì che un nutrito gruppo di psicologi gli dedicasse tutto questo spazio! La ditta che pubblicizza questo poker on line ha pagato un cartellone sul tram ed ora si trova fior di professionisti e pagine web intere!! Tutto questo senza commettere alcun “reato” perchè lui stesso si sarà difeso dietro alla spiegazione “italiana” del termine.
    Penso quindi che sia giusto segnalare, ma anche che un redattore debba mantenere il più possibile il giusto distacco emozionale dal proprio scritto.
    Forse, noi psicologi dovremmo inoltre cercare di essere “superiori” a certe provocazioni e rispondervi in maniera più ironica e meno sentita! Tutti sanno mettere un cerotto, sono forse infermieri? Tutti possono prendere le difese di una persona, sono forse avvocati? Tutti possono bluffare in un gioco …

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  8. la cosa che mi sdegna piu di tutte è che si associa la figura di un professionista che dovrebbe aiutare a smettere di giocare con quella del giocatore..
    cosi per vincere dovresti essere chi dovrebbe curarti…pericolosamente contorto e offensivo per chi cura e per chi è curato.
    non concordo con chi dice che i giochi in se non sono pericolosi: è come una droga e come le droghe non tutti quelli che le usano diventano dipendenti ma molti, troppi, ci cascano.

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